Padre Graziano Beltrami – Come si intende la missionarietà?
È una domanda che ci poniamo anche come Verbiti qui nel Cile, dato che cambiano i tempi, cambiano le circostanze, con il pericolo di girare in circolo nelle stesse attività, buone in sé, ma che già non rispondono alle necessità di oggi e meno a ciò che il Maestro forse si aspetta da noi.
In un piccolo inquadramento storico ricordo ancora con una certa nostalgia quando alla fine degli anni '70 e poi negli '80 facevamo nostro, come Verbiti, quell'appello di Puebla (gennaio '79), nel Nr. 368:
"Finalmente è arrivata per l'America latina l'ora di intensificare i servizi mutui tra chiese particolari e lanciarsi al di là delle proprie frontiere "ad gentes". È vero che noi stessi abbiamo bisogno di missionari, ma dobbiamo dare a partire dalla nostra povertà..." ed aprivamo il primo seminario missionario del Cile, cooperando in prima fila anche con le Pontificie Opere Missionarie, mandando praticamente i primi missionari cileni in varie parti del mondo; negli anni seguenti anche altre Congregazioni e diocesi hanno seguito questo impulso; sentivamo di essere pionieri anche nel risveglio delle comunità locali rendendole partecipi di una visione più mondiale ed esortandole a scrollarsi di dosso quella sensazione di dover essere sempre dipendenti dal di fuori in personale, idee, mezzi materiali, ecc.; tanto più che in generale la nostra era una Chiesa viva, uno spazio aperto anche per altre attività associate, e in tempo di dittatura, fino al '90, era quella che si chiamava la rispettata ed attesa "voce dei senza-voce".[...]
Riflessione di Padre Graziano Beltrami, missionario verbita in Cile, nella Rivista AGOSTO 2019
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